mercoledì 10 aprile 2013

una scomoda verità


Fin dalle prime esperienze nel mondo del graphic design,  proviamo una sensazione
di stupore di fronte alle persone che, pur rivolgendosi a noi, non comprendono il tipo
di lavoro di cui ci occupiamo. E' capitato a tutti. Soprattutto se si lavora in una piccola
agenzia e siamo anche giustamente costretti  a fare un po' di tutto, ci imbattiamo sempre
in questa cruda realtà.

Quando spesso risolvevo un'emergenza, lavorando magari fino a notte fonda, pensavo
che con l'arrivo della computer grafica avrei tirato un sospiro di sollievo. La tecnologia
ci avrebbe salvato da questi tour de force disumani in cui dovevi produrre molte cose
a mano in tempi non proporzionati. Ma mi sbagliavo perchè non solo la tecnologia
non ci ha sollevato dalle tempistiche troppo strette (semplicemente il cliente ci chiede
i lavori in metà tempo) ma, come se non bastasse, chi è in possesso di un computer
si sente ormai in grado di creare grafica e comunicazione solo con l'utilizzo dei prodigiosi
effetti forniti dai software.

Ciò ovviamente non può essere vero, ma questo stato di cose ha comportato
un abbassamento di qualità nel nostro settore con la conseguenza di una mediocrità
diffusa, un abbassamento dei prezzi vertiginoso e, con il passare del tempo,
ad una diseducazione al bello.

Inoltre, oggi, purtroppo, la maggior parte dei giovani/giovanissimi grafici non distingue
un lavoro di qualità da uno che non funziona. Non sa più quanto è importante anche solo
la spaziatura tra le lettere di una parola. Proprio non vede il problema! Non sa più le regole
della composizione. Salta direttamente alla fase esecutiva del lavoro senza fare ricerca
e svolgere la fase progettuale.

E' un'emergenza che va affrontata. Solo con il progetto, la ricerca e l'utilizzo
delle tue conoscenze si può creare un lavoro che funziona e che POI
può essere finalizzato con il computer in fase esecutiva. Conoscenza e manualità
possono collaborare con la tecnologia, possono e devono darsi la mano.

Dobbiamo impegnarci a far comprendere il valore del nostro lavoro e tornare
ad essere professionisti.
Forse tocca un po' anche a noi aiutare alla rieducazione alla bellezza.
Io sono pronta.

L'utilizzo e lo studio della calligrafia lavora molto in questa direzione.
Mi sto già impegnando molto infatti nel recupero della grafia dei giovani adulti e lotto
per la reintroduzione della bella calligrafia come materia nelle scuole elementari.
Sarebbe davvero un buon training per assimilare fin da subito l'armonia, il ritmo regolare,
la precisione, la pulizia e propedeutico anche per le materie che si studieranno
nella scuola secondaria (tecnologia, geometria, matematica, musica e ovviamente italiano)
Per capire che è importante l'ordine degli elementi in una pagina ai fini dell'apprendimento
anche solo degli appunti presi in classe.


1 commento:

  1. Bellissimo post...quanto hai ragione!!!
    Diseducazione al bello, pressapochismo e dilettantismo distruggono le professioni artistiche. In Italia è considerato alla stregua di un hobby. La gente non conosce i salti mortali di quando si disegnava manualmente con ellissometri, compasso e tiralinee.... un caro saluto!

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